Un evento luttuoso impone ai familiari di pensare alle modalità di tumulazione del proprio familiare, ma allo stesso tempo si decide anche per il futuro, ovvero per quanto tempo si ha la concessione di un loculo e cosa accade allo scadere della stessa. Generalmente la concessione del loculo dura tra i 30 e i 40 anni al termine dei quali occorre procedere all’estumulazione o all’eventuale rinnovo in base alle condizioni del corpo (art. 86, comma 1 del DPR n. 285 del 10 settembre 1990).
Scadenza della concessione, e poi?
La norma, apparentemente, esclude l’ipotesi di estumulazione per i feretri tumulati nelle tombe di famiglia o tombe perpetue, anche se è sempre prevista la possibilità di rimozione per procedere alla cremazione o alla tumulazione nell’ossario; le amministrazioni locali possono determinare tempi e modalità diverse secondo quanto si evince dalla circolare n. 10 del 31 luglio 1998, la Legge 130/2001 e il DPR 254/1990 per cui i regolamenti comunali possono determinare le estumulazioni anche 20 anni dopo la sepoltura. Per quanto riguarda gli interramenti, invece, la concessione non può essere superiore ai 10 anni, questo perché la sepoltura nella terra accelera i processi naturali di decomposizione. Tuttavia, prima di decidere qualsiasi futura destinazione del feretro allo scadere della concessione è necessario avviare la verifica del feretro, al solo scopo di determinarne le condizioni.
Come avviene la verifica del feretro
La legge prevede che 20 anni di tumulazione siano sufficienti perché la decomposizione sia completa, ma alcuni regolamenti comunali hanno esteso il tempo a 30 anni perché sono sempre più frequenti i casi di corpi inconsunti all’atto di apertura del sepolcro, per cui si verificano fenomeni cadaverici di tipo trasformativo – conservativo come la corificazione, mummificazione e saponificazione. In questi casi gli unici trattamenti consentiti sono quelli previsti dal paragrafo 3 della circolare n. 10 del 32 luglio 1998.
L’estumulazione non significa la mera traslazione della bara dal tumulo, ma l’apertura del feretro necessaria per appurare la situazione dei resti mortali, siano essi quasi integri o ridotti a ossa. Poiché la tumulazione all’origine tende a “conservare” i cadaveri, alcuni cimiteri dispongono il divieto di ritumulazione nei casi di corpi inconsunti perché prolunga la presenza del feretro in un loculo che potrebbe essere liberato a favore delle dinamiche cimiteriali di gestione dei loculi. Inoltre, fino al 2003 (DPR 254/2003) gli inconsunti estumulati allo scadere della concessione non potevano essere direttamente cremati per rispetto dello jure sanguinis in base al quale i congiunti possono determinare di mantenere le spoglie mortali del de cuius nello stato in cui si rinvengono.
In ogni caso la verifica del feretro è una ricognizione sulle trasformazioni post-mortali avvenute sul cadavere. La procedura prevede che i familiari richiedano l’estumulazione della cassa e la sua apertura con il taglio del coperchio metallico al fine di stabilire lo stato di mineralizzazione della salma senza necessità di disporre una re-inumazione o trasferimento ad altro tipo di sepoltura. Se il cadavere è mineralizzato si procede alla raccolta delle ossa da destinare all’ossario (liberando un loculo); mentre se il cadavere non è ancora completamente scheletrizzato si procede alla rifasciatura e ritumulazione all’interno dello stesso loculo, prolungandone la concessione. Se l’inconsunto è disidratato e non presenta parti molli o percolazione di liquami, non è necessario procedere all’avvolgimento della cassa in un cassone di zinco.
Nel caso si rivengano le ossa, quest’ultime saranno deposte in una cassetta di zinco e riposte in una celletta dell’ossario; considerato l’interesse dei familiari verso i resti mortali del defunto, difficilmente le ossa rinvenute saranno destinate all’ossario comune disposte in modo indistinto e promiscuo.
In ogni caso le operazioni di esumazione devono essere disposte con ordinanza del sindaco, prevedere un puntuale protocollo operativo con indicazioni igienico-sanitarie a cui si devono attenere i necrofori delle agenzie funebri come la Verano Servizi o in assenza del personale ASL.
Infine, le riduzioni dei resti ossei non devono mai effettuarsi in modo cruento o costrittivo, riducendo la spoglia mortale all’interno di contenitori di dimensioni anguste rispetto al de cuius, nel rispetto dei valori etici e affettivi dei familiari.
Ti potrebbe interessare:
Dipendenze da gioco, alcol e droghe: quando è il caso di contattare l’investigatore privato?
Scuola per diventare attori: come funziona il corso formativo
Italiani popolo di lettori: il successo dell’editoria digitale