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Come avviare un catering

andreaegger / Pixabay

Vi capitano, con una certa frequenza, una o più di queste cose?

1- Quando i figli dei vostri amici devono fare una festa di compleanno, siete regolarmente voi quelli a cui i genitori chiedono di preparare la torta?

2- Gli invitati alle vostre cene fanno carte false per poter ritornare a mangiare da voi?

3- I colleghi vi si avvicinano con la proposta di occuparvi della cena per la loro festa di fidanzamento?

Allora, forse, aprire un’attività di catering potrebbe essere una iniziativa da valutare, se vi interessa un’attività perennemente nuova, appassionante, e di grande gratificazione – ma simultaneamente faticosa, complessa, e che richiede un’enorme attenzione ai dettagli, dal condimento dei voul-au-vents all’acquisto urgente di tavoli pieghevoli per una festa.

Un servizio di catering, infatti – può succedere di scordarlo, ed è quindi bene riconfermare il punto – non è un ristorante. Questo è un’attività con alto grado di stabilità, con una sede fissa, con dei menù che una volta stabiliti rimangono gli stessi anche per mesi, con una clientela consolidata; il catering è invece una realtà in continuo mutamento, dove c’è sempre un’ urgenza, dove non mancano mai le novità. Un po’ come aprire un ristorante nuovo ogni mattino, per poi chiuderlo ogni sera e prepararsi all’indomani con nuove energie.

Fra quelli che sono di sicuro i vantaggi e i punti di forza dell’avviare un’attività di catering, uno certamente da non sminuire sono i costi di avvio, decisamente più contenuti di quelli necessari, ad esempio, per un ristorante. Consideriamo infatti che non avremo spese di affitto di un vasto locale, né le bollette corrispondenti, né dovremo comprare, se non lo vogliamo, tovaglie, piatti e bicchieri – che possono essere tranquillamente noleggiati, in una grande gamma di fogge e materiali, da noi o dai nostri clienti per l’occasione, quando non sia il cliente stesso a fornirli.

D’altro canto, una paura che indubbiamente non assilla il proprietario di un ristorante, ma è invece un pensiero continuo per chi si trova a gestire un servizio di catering, è quella legata al trasporto del cibo, questione non insignificante, principalmente nei casi in cui non si stia lavorando in una location dotata di cucina (nel qual caso si prepara tutto sul posto, e basta assicurarsi che gli ingredienti arrivino in ottime condizioni) ma ci si trovi a dover portare, ad esempio ad una festa in un parco o ad un meeting in ufficio, del cibo già pronto, con pietanze calde e fredde. Tutto va, in questo caso soprattutto, calcolato e verificato con rigore: non vogliamo certo dover spiegare a 100 invitati nel mezzo di un parco che non abbiamo portato tazzine e quindi… niente caffè!

La raccomandazione più importante è quasi certamente quella che si può sempre fare quando si sta per aprire un’attività basata su una passione: nel momento in cui diventa un impiego, deve smettere di essere un hobby. Cucinare per gli amici, per il piacere di farlo, è una questione totalmente diversa dal vivere e guadagnare con il catering, e non si può prescindere, nel lavoro, da considerazioni attente e ponderate di tipo finanziario, quantitativo (lo spreco è il maggiore problema dei catering) e naturalemente temporale.