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E quando la lavanderia non c’era…

sasint / Pixabay

Oggigiorno, non c’è nulla di più elementare e comune che racimolare la propria biancheria da lavare, infilarla in una borsa, e portarla tutta quanta con un rapido viaggio in automobile al più prossimo negozio di lavasecco per riaverla pochi giorni dopo impeccabilmente lavata, asciugata e stirata; addirittura, si diffonde sempre più la lavanderia self-service, dove per una cifra irrisoria è possibile lavare da sè, in grandi macchine professionali, i propri panni. Ma il bucato – e in generale, il lavoro di lavanderia – non sono sempre stati tanto semplici da trattare quanto nella nostra società moderna: lavare è stato per molti secoli della nostra storia un lavoro faticoso e pesante.

È estremamente probabile che la prima “lavanderia”, se così vogliamo chiamarla, sia stata nient’altro che… un normalissimo corso d’acqua! Ancor oggi, soprattutto nelle campagne, è abituale lavare I panni così. Per levare lo sporco dal tessuto infatti occorre un’azione meccanica intensa, così da estirpare ogni particella che lo macchi o che gli conferisca un odore sgradevole, e la corrente di un fiume ne offre una gratuita e intensa. Per contribuire alla pulizia, I panni venivano ritorti più volte, sfregati fra loro, o perfino battuti con violenza contro le rocce o apposite tavole di legno, di tanto in tanto a mano e talvolta con l’ausilio di appositi randelli o mazze di legno.

In carenza di corsi d’acqua, si usavano grandi vasche, spesso di metallo per poterle riscaldare sul fuoco, in quanto l’acqua calda si dimostrava ancora più efficace nel rimuovere lo sporco. I panni bagnati erano poi asciugati tramite strizzamento e appesi ad asciugare su pali o fili tesi, o stesi a terra su erba fresca. Le sostanze detergenti erano poche e di origine naturale: molto usata era la lisciva, una soluzione di cenere di legno in acqua calda, e può essere curioso ricordare come, a Roma, le lavanderie fossero organizzate nel quotidiano ritiro dalle case dell’urina, utile per smacchiare per via del suo contenuto di ammoniaca.

Come accadde in tanti altri ambiti, fu con la rivoluzione industriale che le cose cambiarono, e radicalmente. In realtà, nacque prima una sorta di asciugatrice, o perlomeno di strizzatrice: due rulli sovrapposti, azionati inizialmente con una manovella, attraverso cui far pasare I tessuti fradici. Lo schiacciamento eliminava, molto più velocemente della torsione, buona parte del liquido di cui erano intrisi. Tali meccanismi vennero motorizzati nel 1900; ma intanto, sul finire del 1800, nacque una grande varietà di macchinari per il lavaggio dei panni, in realtà simili per concezione alle lavatrici moderne: un congegno rotante (mosso a mano agli inizi, e poi con un motorino elettrico) che agitava i panni all’interno di una vasca piena d’acqua. L’introduzione di un tamburo rotante e forato permise la prima centrifuga, e un meccanismo simile, ma con aria calda soffiata sui panni lavati anzichè acqua, andò a diventare l’antenato di quelle che oggi conosciamo come asciugatrici.

Naturalmente, ben presto tali macchine trovarono utilizzo in strutture apposite, che potessero lavare a pagamento i panni di grandi quantità di persone che non disponevano a casa di tali attrezzature: erano nate le prime lavanderie professionali, comparabili per compito a quelle a cui facevamo riferimento all’inizio di questa piccola storia…..